30 dicembre, 2010

Il male secondo René Guénon

Nel 1909, all'età di ventitrè anni, René Guénon diede alle stampe uno scritto intitolato “Il Demiurgo”. Nel testo l'insigne studioso ed esponente della Philosophia perennis, affronta il plurimillenario quesito "Si Deus, unde malum? Si Deus non est, unde Bonum?", rispondendo con logica adamantina ad una domanda abissale, per mezzo di una disquisizione costellata di nozioni universali, quali l'infinito, l'essere ed il non-essere, il manifesto ed il non-manifesto, l'unità ed il molteplice.

L'autore si chiede: "Come dunque ha potuto Dio, se è perfetto, creare degli esseri imperfetti?", "Come ha potuto l'Unità produrre la Dualità?". Nella visione tradizionale che Guénon propugna, richiamandosi soprattutto al "Trattato della conoscenza dello Spirito", di Shankaracharya, la distinzione tra Bene e Male è prerogativa del manifesto. Il Male, dal punto di vista universale, non esiste. Anche gli errori o, meglio, verità relative, sono schegge della Verità totale. La stessa distinzione tra lo Spirito e la materia, tra valori e disvalori, ha senso solo sotto certi riguardi: lo Spirito, che è Trascendenza assoluta, è l'unica vera realtà.

Resta comunque l'onere di chiarire, pur all'interno di un sistema sostanzialmente monista, l'innegabile, sebbene transeunte, presenza del male: Guénon sostiene che il Demiurgo, concepito come creatore dell'universo materiale, non è una potenza esterna all'uomo: "Nel suo principio esso non è che la volontà dell'uomo, in quanto questa compie la distinzione fra il Bene ed il Male. Ma in seguito l'uomo, limitato come essere individuale da quella volontà che è la sua propria, la considera come qualcosa di esteriore a lui e così essa diviene distinta da lui, poiché essa si oppone agli sforzi che egli compie per uscire dal regno in cui si è rinchiuso da sé stesso, l'uomo la vede come una potenza ostile e la chiama Satan o l'Avversario. Osserviamo peraltro che questo Avversario, che abbiamo creato noi stessi e che creiamo in ogni momento - perché ciò non va considerato come avvenuto in un tempo determinato - questo Avversario, dicevamo, non è malvagio in sé stesso, ma è l'insieme soltanto di ciò che è contrario. Da un punto di vista più generale, il Demiurgo, divenuto una potenza distinta e visto come tale, è il Principe di questo mondo di cui si parla nel Vangelo di Giovanni... Il suo regno è visto come il Mondo inferiore."

Decisivo nello svolgimento delle argomentazioni è il richiamo al passo di "Genesi", inerente alla caduta dell'Adam Kadmon, l'Adamo primordiale la cui scissione fu causata da Nahash, l'egoismo o il desiderio di esistenza individuale, un impulso di separazione che spinge l'uomo ad assaggiare il frutto dell'Albero della Scienza del Bene e del Male.

Questo è il succo di un articolo onesto e limpido i cui cardini sono il male come proiezione umana e dualità. Il concetto di male quale oggettivazione lascia un po' perplessi: si ha l'impressione che tale "oggetto" mentale si sia solidificato. La volontà umana genera questa opposizione per identificarsi, per esistere tramite un principium individuationis.

Va osservato che la dualità è idea cruciale: in effetti la radice di "dualità" (di) si riconosce proprio nel termine “diavolo” (greco diabolon da diaballo, separo, divido): il male è dunque scissione, frattura.

Non mi pare molto persuasiva la resa di Nahash con “egoismo” che, invece, tradurrei con “conoscenza”, valore, però, evidenziato da Guénon con il cenno all’Albero della Scienza. I simboli del testo biblico – manca uno sguardo esegetico all’Albero della Vita - sono forse interpretati in modo un po’ parziale, ma la differenza tra Adam Kadmon e l’Adamo successivo coglie il decadimento da una condizione primigenia in cui l’uomo era in armonia con sé stesso e con il Tutto.

La vera origine della caduta resta un enigma che continua a sfidare anche gli intelletti più eccelsi.



APOCALISSI ALIENE: il libro

9 commenti:

  1. Il fatto che nella Bibbia sta scritto che ad un dato momento rivestimmo tuniche di pelli lascia intendere di una nostra pre-esistenza numinosa e la discesa addensante davvero è difficile stabilire perché sia stata necessaria, da chi fu determinata.
    La prescienza di luce che avvertiamo essere posta oltre la dimensione fisica dell'esistenza testimonierebbe la nostra natura multidimensionale e se l'etica interviene nell'addensamento del Cosmo allora l'etica non può che essere la Poesia.
    Ci penso da anni: la poesia è gravità interna alla gravità stessa, nostra bussola interiore, prima circostanza etica poiché instaura una frequenza di vibrazioni coerenti con ciò che di maggiore e armonico ci preesiste al momento della nostra nascita.
    La condizione lirica, estatico-veggente è una lucidità superiore che attraverso lo stato di soavità realizza la presa cosciente di se stessi immersi nell'ambiente naturale...ambiente naturale sicuramente difficile, talvolta ostile, ma risuonante di prestigi e incanti che nessun surrogato sintetico...ultratecnologico intendo dire potrà mai evocare. Il male esiste...è lo stesso strumento che ora mi permette di scrivere questo commento...ciò che è massimamente anti-etico è ciò che disarmonizza, scoordina nel profondo l'armonia che ci preesiste, questo credo...il male è la non comprensione della materia...la sua vivisezione, cristallizzazione, mortificazione in laboratori asettici... fossi costretto a vivere per altri quarant'anni sotto un cielo di domopak vorrei morire oggi stesso...il male esiste ed è l'estensione abnorme della mortificazione più o meno gratuita che posso operare sul mio simile...scie chimiche è male...il disincanto operato nelle nostre coscienze da messaggi e segnali che disconnettono le risonanze più utili alla nostra natura affinché questa possa ricavare il maggior senso dal suo divenire...ecco il male...ogni altro sofismo dovremmo abbandonare, il relativismo culturale è oblio, detrimento dell'anima operosa.
    Siamo matti

    RispondiElimina
  2. Sì, Giovanni, il ponte verso l'essere, verso la realtà multidimensionale è nell'Arte, intuizione di ciò che è perduto forse perché è oltre. Mentre il linguaggio logico, si sfarina, la voce dell'Arteci porta l'eco lontana dell'armonia.

    Non mi sento di aderire alla visione riduzionista del male, offerta da Guénon, e mi chiedo se il male non sia un errore di trascrizione, in senso quasi biologico.

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  3. Il male esiste ed è nella sofferenza inenarrabile che fingiamo di non vedere e sentire, mentre è tutta intorno a noi...

    Quousque tandem?

    RispondiElimina
  4. fino a che punto dici...l'attesa se interiorizzata per la sua valenza che ha una portata di proporzioni cosmiche è snervante...si agisce cercando di lavorare sulle proprie qualità positive...già due anni fa ti scrivevo che la rarefazione era palpabile e non avrei scommesso che avremmo potuto salutare questo (reale?) 2011 indenni.

    Un giorno ci sveglieremo per affacciarci su uno spettacolo che supererà ogni potere di comprendere. I poeti e i veggenti hanno continuato per intere generazioni ad annunziare quel nuovo mondo...così scriveva H. Miller già negli anni '40...quel giorno credo sia già ieri...Zret le tue lucide analisi hanno vagliato ogni possibile ipotesi plausibile per quanto apparentemente assurda...i nostri ragionamenti vanno oltre i sistemi o schemi mentali ridotti, piccini, dei vari prezzolati o controinformatori dir si voglia...ma difettiamo di lirismo, le nostre poetiche non ridestano la potenza evocativa di un Omero o di Dante...ciò sarebbe auspicabile per ribaltare davvero questo stato di cose regolato da pulsioni massimamente necrofile...scriviamo qui quel che ci pare ma non è vera libertà questa...non ci avrebbero dato in mano uno strumento davvero liberatorio se tale fosse stato...internet è una cagata e noi ci aggiriamo in questa latrina non-odorante...internet appaga pruderie e basta...la vera consapevolezza scardina le gabbie eteriche, esistenziali in cui ci ha progressivamente costretto la logica positivista negli ultimi trecento anni...posso io recuperare un mestiere perduto attraverso internet? posso elevare un aspirazione? posso rendermi migliore attraverso un opera concreta? no! e no! facciamo bene a ritrovarci qui...io provo affetto per la tensione interiore che ti anima e che anima i tuoi commentatori più affezionati...ma di fatto siamo identità opaline, fantasmi l'uno all'altro e a noi stessi...Quousque tandem?

    RispondiElimina
  5. Carissimo Giovanni, sai quante volte ho pensato di ritirarmi nel silenzio! Le parole sono sommamente inutili e solo quelle dell'intuizione possono carpire una favilla del mistero, eppure eccoci qui come tigri in gabbia. Come loro intravediamo, attraverso le sbarre, la luce ed il paesaggio di un'antica libertà. Quell'oltre, intravisto, vagheggiato, sperato, ricordato... rischiara il buio della prigionia. Così le tigri in gabbia ogni tanto ruggiscono, anche se quel ruggito rauco e spezzato è solo una povera eco del solenne, spaventoso ruggito di un tempo.

    Il Bene ed il male sono indicibili, ma restano le domande, tra cui la più lancinante: perché?

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  6. Sédir, un autore spirituale attivo fra la fine dell'Ottocento ed i primi venti anni del Novecento, sosteneva che non ha molto senso rincorrere le motivazioni metafisiche del Male. Il Male esiste e tutte le creature devono prima o poi misurarsi con esso.

    Secondo Sédir, grandissimo ammiratore dei quattro Vangeli canonizzati anche se faccio a capire fino in fondo il perchè visto che si tratta di documenti spirituali importanti ma assai tardivi comparsi sulla scena non prima di Nicea, è più giovevole lavorare per mitigare gli effetti di cotanto Male e senza porsi al riguardo troppe domande.

    Forse non aveva torto. Infatti le cose sono come sono e nulla più.

    RispondiElimina
  7. Forse non aveva tutti i torti Sédir, quantunque sia umano tentare di capire, di conseguire la "canoscenza".

    Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  8. Credo si debba tenere in considerazione anche il fatto che chi,come Guénon, gode di intuizioni di carattere noetico, conoscitivo, si trova poi a dover tradurre quanto ha ha inteso e sperimentato nel linguaggio umano. Cosa sicuramente non facile e certamente quasi sempre approssimativa.

    Qualcosa di analogo succede nella comune attività onirica e, 'mutatis mutandis', anche nella abituale attività emotiva propria alla vita psichica di tutti i giorni.

    Determinati concetti quali l'origine del male, insieme a molti altri, sono soltanto approssimativamente traducibili nel linguaggio razionale che caratterizza la comune attività di veglia.

    RispondiElimina
  9. Grazie per avere postato questa discussione, oltre al dubbio irrosolvibile razionalmente "Si Deus, unde malum? Si Deus non est, unde Bonum?", sono rimasto colpito da questa frase di Guenon:
    "il Demiurgo, concepito come creatore dell'universo materiale, non è una potenza esterna all'uomo"
    Voleva forse dire che bene e male dipendano solo esclusivamente da noi?








    P.S.: Spero di non essere fuori tema, dato che qui ci interessa il Guenon filosofo ma che tu sappia questo autore si sia mai interessato anche al mito di Agharti? Te lo chiedo in quanto sò che esiste un suo libro intitolato "il re del mondo", ma devo essere sincero non l'ho mai letto.

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...