28 settembre, 2010

N

Come rammenta Cesare Boni, nel saggio Il libro dei misteri sublimi, “il fonema N rappresenta la negazione in tutti gli alfabeti”. Questa negazione si palesa nell’italiano "niente", nel latino "nihil", nell’inglese "nothing", nel greco "oudén"… Un po’ come il nulla, di cui ci si può formare un’idea molto vaga e solo in contrasto con qualcosa, così la negazione è letteralmente non-azione, poiché si comprende nella sua attività oppositiva ad un principio creativo. Ancora Boni: “La N è negazione dello stato assoluto nella creazione contratta”.

Siamo portati a vedere nel nulla uno stato o una dimensione spaventevole, ma il nulla è anche un ricettacolo di possibilità, una specie di orizzonte degli eventi, là dove condizioni limite generano illimitati ed incredibili universi. “Niente si crea e niente si distrugge, tutto si trasforma”, l’arcinota ed abusata sentenza di Lavoisier, appare obsoleta, angusta, erronea: la genesi è un processo incessante e la “solida” materia si regge sulle fondamenta del “vuoto”.

Il nulla è come il buio su cui risaltano i profili degli oggetti rischiarati dal chiarore degli astri. E’ simile alla narcotizzante quiete che precede il sonno, quando si sdrucciola nell’ombra della dimenticanza. E’ simile al silenzio da cui affiorano i suoni ed i brividi del ritmo.

Come tutte le consonanti, la N si puntella alle vocali. Non è forse un caso se la vocale con cui si lega per attrazione è soprattutto la A: la radice sanscrita “ana” che evoca il soffio vitale (si pensi al greco "ànemos" ed al latino "anima"), inclusa nella parola “prana”, energia cosmica, ingloba e duplica il suono aperto, arioso, vitale “il suono dell’Assoluto che nega la propria Infinità nel limite n. (C. Boni, ibid.) Per i Sumeri, An era il dio supremo ed era identificato con il cielo.

Difficilmente qualcuno potrebbe vedere nel glifo protocananeo della N il pittogramma di un pesce. La N semmai può assomigliare ad un’onda stilizzata: forse per contiguità spaziale e logica, il segno conserva la reminiscenza grafica di un’onda, se non è la stilizzazione di un animale che guizza veloce nei fiumi e negli oceani. L’acqua, che è simbolo di generazione, è l’elemento da cui nasce la vita. Si pensi anche al liquido amniotico. Così la negazione emerge dalle acque primordiali, custodendo un archetipo yin. Si ode l’eco misteriosa del mare, il riverbero che s’infrange sugli scogli. Si ode la voce oscura delle acque abissali: laggiù, dove tutto cominciò. Anche la morte, come la vita, ama l’acqua: il diluvio è morte universale, un segno di continuità.



APOCALISSI ALIENE: il libro

2 commenti:

  1. " la “solida” materia si regge sulle fondamenta del “vuoto”." Spetacolare, i complimenti come sempre Zret

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  2. Ciao Alain, se è vero che i fotoni sono particelle prive di massa (non posso né confermarlo né smentirlo), allora la frase da te citata non è poi così paradossale.

    Ciao e grazie.

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