24 maggio, 2006

Tautoteologi (quarta parte)

Absit iniuria verbis

Mauro Pesce è un insigne storico del Cristianesimo, docente universitario dell’Università di Bologna. Il volume da lui curato “Le parole dimenticate di Gesù”, sebbene sia stato concepito e scritto per un pubblico di specialisti, ha conseguito un inatteso risultato di vendite. Perché? Non solo poiché il professor Pesce dimostra una commendevole dottrina, ma anche in quanto, con argomenti persuasivi, è riuscito a delineare un’immagine del Messia finalmente più aderente ai testi, togliendo tutte quelle incrostazioni che generazioni di stolidi catechisti e di tautoteologi vi avevano depositato. Così le lettere paoline, i Vangeli canonici e quelli non riconosciuti, i frammenti papiracei, le citazioni nelle opere dei Padri della Chiesa (io direi delle chiese) ci restituiscono un’immagine di Gesù nuova, lontana dai soliti, frusti stereotipi. Quantunque la limpida introduzione del libro possa sembrare un’esposizione ‘ortodossa” ed asettica sulle fonti, in realtà, dietro i modi pacati dello stile, si nascondono affermazioni quasi rivoluzionarie, rivoluzionarie ovviamente per la gente comune e per gli arcigni tutori del dogma, non per me e per chi ha approfondito senza aspettare la manna dal cielo. Si mediti su certe asserzioni: “Nella prima metà del II secolo esisteva una tradizione orale che veniva considerata addirittura più importante di quella scritta; essa coesisteva con la produzione di diversi vangeli e opere su Gesù non ancora discriminati secondo criteri di presunta ortodossia; la collezione canonica è una base teologica veneranda ed irrinunciabile per le chiese di oggi, ma non è uno strumento preciso per conoscere la realtà storica dei primi due secoli del cristianesimo; esistevano molti cristianesimi…”


Dopo aver letto il ponderoso volume curato dal professor Pesce, credo che i cristiani praticanti ed osservanti dovranno porsi qualche domanda in più. Ad esempio, non sarà forse il caso che rivedano la loro morale, tenendo conto delle seguenti parole di Gesù? “Sono venuto per abolire i sacrifici e, se non cesserete dai sacrifici, non cesserà l’ira da voi”.

Il saggio di Pesce potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso, se la comunità degli storici e degli esegeti ne considerasse e comprendesse le implicazioni rivoluzionarie, se lo stesso ordinario fosse un po’ meno timido ed avesse il coraggio intellettuale per proseguire lungo questa strada che si allontana da quel cul de sac in cui sono finiti i tautoteologi. Non so se il professor Pesce intenda, però, affrontare il rischio di essere volgarmente ingiuriato dai vari lacchè della Chiesa. Altri sono stati esposti al pubblico ludibrio per colpe assai meno gravi. Certo, mi pare che le acquisizioni non proprio tempestive del professor Pesce risentano di una visione monoculare: i Messia probabilmente erano due e, se si continua a disquisire sul Cristo, si corre il rischio di aggirarsi in un labirinto senza il filo d’Arianna. Diversamente, non penso che si farà quadrare il cerchio, ma molte dense nebbie che impediscono di scorgere la meta, saranno dissipate. Si ponga pertanto tale assioma: i Messia erano due, uno con ruolo politico, l’altro spirituale e si proceda con serenità ed obiettività negli studi.

Tale premessa purtroppo è pervicacemente rigettata dai caparbi, ottusi fautori dell’establishment “culturale”, il cui atteggiamento di assoluta, pregiudiziale chiusura è simile ai negatori del problema relativo alle scie chimiche. Costoro ricorrono ad “inferenze” pretestuose e capziose per tentare di dimostrare che tutto è riconducibile ai normali voli di linea. Tali debunkers si arrampicano sugli specchi, per far credere che due più due dà cinque. Negando l’evidenza relativa a quote, rotte, frequenza dei voli, corridoi aerei, tipi di velivoli implicati nell’irrorazione, contestando la palmare differenza tra una nuvola naturale ed una nube artificiale, credono di abbindolare le persone, che pur non addentro l’aeronautica, la chimica e la fisica, non sono prive di buon senso e subodorano l’inganno a distanza di mille leghe, senza bisogno di ammissioni ufficiali che, in questi campi, assai difficilmente, potranno essere ottenute. Infine, quando non riescono più a confutare le prove degli avversari, li accusano di usare materiale contraffatto: le fotografie ed i filmati, che costituiscono la smoking gun, per costoro sono sempre e comunque il risultato di manipolazioni. (1)

Immagino già le obiezioni dei tautoteologi: i vangeli canonici sono ispirati da Dio, gli altri NO. Chi l’ha stabilito? La Chiesa voluta da Dio. Bella risposta. La Chiesa fu fondata da Cristo che è Uomo-Dio. Dio ovviamente ispirò gli autori dei quattro libretti. Questi sofisti sanno rispondere solo con petizioni di principio.

Non sembri peregrino il parallelo tra tautoteologi e negatori delle evidenze: vedremo qual è il nesso la prossima volta.



(1) Non si dimentichi che numerosi scienziati, tra cui medici, chimici, meteorologi… hanno appurato, di là da ogni ragionevole dubbio, che le scie chimiche, intese come arma non convenzionale, sono un fenomeno reale, così come storici, esegeti ed archeologi hanno confutato le storielle raccontate dai vari Introvigne, Messori, Socci, Lista, Cardini… Nonostante ciò, le parole dei parolai sono verità rivelate, gli studi degli altri, invece, fandonie. Ipsi dixerunt.

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