14 aprile, 2006

Colpevoli ed innocenti

Nessuno è colpevole, nessuno è innocente.

Qualche giorno addietro è stato arrestato Bernardo Provenzano, “capo” della mafia, dopo una latitanza durata decenni. Mentre alcuni agenti lo conducevano verso l’auto della polizia, una folla inferocita accalcata tutto intorno, lo ha apostrofato più volte, urlando “Assassino!”.


Senza dubbio Provenzano è un malfattore, un mandante di delitti, uno scellerato. Lungi da me qualsiasi giustificazione della violenza, chiunque la commetta e per qualsiasi motivo. Provenzano merita un esemplare condanna per i suoi misfatti, ma vorrei si comprendesse che il boss di Corleone assomiglia ad un capro espiatorio di tutti i mali italiani, esposto al pubblico ludibrio, affinché la marmaglia sfoghi le sue frustrazioni ed i suoi istinti belluini su un nemico pubblico ormai incapace di nuocere a chicchessia.

Senza dubbio Provenzano è un malfattore, un mandante di delitti, uno scellerato. Tuttavia anche chi, potente banchiere o piccolo investitore, trae profitti dalla vendita di armi che uccidono o mutilano, come le mine anti-uomo, non mi pare si possa definire un santo, anche se materialmente non ha assassinato nessuno. Certo bisogna distinguere dall’usuraio che scientemente si dedica alla compravendita di ordigni bellici per arricchirsi e per consolidare il suo diabolico potere, da colui che ottiene dei modesti utili da un fondo comune, composto pure da quote azionarie ed obbligazionarie di qualche multinazionale. Il risultato, però, è lo stesso.

“Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Chi tra noi non è o non è stato, almeno in una certa misura, un omicida? Perché il volgo non ha mai gridato “assassino” ad Alan Greenspan, ad Antonio Fazio, a Mario Draghi? Perché non ci si accorge che, in fondo, tutti quei devoti che, poco fa inveivano contro Provenzano ed ora si accingono a sedere, in occasione della Pasqua, attorno ad una mensa imbandita con piatti di carne d’agnello, hanno anch’essi le mani grondanti di sangue, anche se è “solo” il sangue di un animale?

2 commenti:

  1. Forza Italia è l'alleanza politica di Provenzano

    Documenti scomodi, difficilmente reperibili sulle pagine dei giornali, ancor meno in televisione. Documenti processuali che indicano come i rapporti tra Cosa Nostra e gli “illustri” fondatori di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, si siano intrecciati.Poco prima delle elezioni, il documentario del regista siciliano Marco Amenta, “Il fantasma di Provenzano”, arriva con fatica in alcune sale cinematografiche italiane. Il regista inserisce nel film anche il filmato delle dichiarazioni processuali (inerenti al processo sui mandanti a volto coperto delle stragi di Capaci e via D’Amelio) dei due collaboratori di giustizia Salvatore Cancemini e Nino Giuffrè e subito insorge la polemica.

    Infatti Salvatore Cancemi venne sentito davanti al p.m. Tescaroli il 29 gennaio 1998 e in merito ai preparativi della strage di Capaci racconta: “Riina (zù Totuccio) mi disse: io mi sto giocando i denti, possiamo dormire tranquilli, ho dell’Utri e Berlusconi nelle mani, che questo è un bene per tutta Cosa Nostra”. Cancemini riferiva pure “che appartenenti al gruppo Fininvest versavano periodicamente una somma di 200 milioni di Lire a titolo di contributo. […] Questi soldi con tutta certezza, Riina li usava per Cosa Nostra, per alimentare Cosa Nostra”.

    Il 3 maggio 2002 viene archiviata, perché gli elementi raccolti sono insufficienti a sostenere l’accusa, l’inchiesta su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come “mandanti occulti” delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il gip di Caltanissetta però chiede che si continui a indagare per verificare «rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all’organizzazione di Cosa nostra».

    Successivamente, nel gennaio 2003 la Procura di Palermo chiede di ascoltare il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè (arrestato il 16 aprile 2002) nel processo a Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Giuffrè parla (riferendo circostanze rivelategli da altri) di contatti diretti di Cosa nostra con i vertici della Fininvest che stavano preparando l’ingresso di Silvio Berlusconi in politica e sostiene che Forza Italia si sarebbe impegnata a realizzare gli obiettivi che interessavano i mafiosi: allentamento del carcere duro, revisione dei processi, legge restrittiva sui pentiti. Ad avere rapporti con Berlusconi sarebbero stati i fratelli Graviano e il costruttore Gianni Ienna, loro prestanome. Come tramite tra Cosa nostra e Forza Italia Giuffrè fa anche il nome di Massimo Maria Berruti, ex finanziere e attualmente senatore di Forza Italia, di cui avevano parlato altri collaboratori di giustizia e indagato per mafia già dal 1994. “Provenzano ci dà queste informazioni – dice Giuffrè – e noi ci mettiamo in cammino per portare avanti il discorso di Forza Italia” e ancora «Cosa Nostra consultò uomini politici, massoni, imprenditori. Bernardo Provenzano avviò un vero e proprio sondaggio attraverso i suoi uomini più fidati. Voleva cogliere lo stato d’animo di quegli ambienti e le possibili conseguenze della morte dei due giudici».

    Sicuramente molti dubbi possono trovare risposta in una sentenza: l’11 dicembre 2004 il senatore Marcello Dell’Utri è stato condannato dalla seconda sezione del tribunale di Palermo alla pena di 9 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nella cattura di “Binnu u’ tratturi” ( Provenzano), la frattura stato-legalità è stata momentaneamente sanata. Ma il desiderio di giustizia richiede ancora una lunga lotta da affrontare.




    Mariposa

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  2. Già...è per questo che ho scritto "capo" tra virgolette. Non mi risulta che Berlusconi sia mai stato apostrofato con quello epiteto, eppure...

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