29 marzo, 2006

L'enigma del tempo e dello spazio

Dipinto di YhloosPubblico un brano tratto da un’opera di Olivet (1767-1825): il passo, tratto dal saggio La lingua ebraica restituita, concerne la natura del tempo e dello spazio. Più di un secolo prima di Einstein, il teosofo aveva già intuito che tempo e spazio sono due aspetti della stessa “ realtà”, due volti del medesimo dio, un dio bifronte ed enigmatico.

Il tempo è una misura della vita. Cambiate la vita e cambierete il tempo. Imprimete un altro movimento alla materia ed avrete un altro spazio. Lo spazio ed il tempo sono cose analoghe. Là è la materia che si muove; qui è la vita. L’uomo, essere intelligente e sensibile, conosce la materia per il tramite dei suoi organi corporali, ma non per il tramite degli organi della sua intelligenza; ha il senso intellettuale della vita, ma non comprende né possiede la vita. È questa la ragione per cui lo spazio ed il tempo, cui sembra essere tanto prossimo, rimangono per lui due incognite. Per conoscerle, bisognerebbe che risvegliasse in sé una terza facoltà la quale, facendo leva e sulle sensazioni e sul sentimento ed ancora illuminandosi di lumi fisici e mentali, sapesse riunire in sé le facoltà scisse. Allora un nuovo universo si dispiegherebbe ai suoi occhi; allora egli sonderebbe le profondità dello spazio, coglierebbe l’essenza fuggitiva del tempo; li conoscerebbe nella loro duplice natura.


Nota sull’autore

Antoine Fabre d'Olivet nacque a Ganges (Hérault) nel 1767. Morì a Parigi nel 1825. Ebbe una vita avventurosa e stravagante. Fu erudito, filologo, cultore d'occultismo. Scrisse molti libri di diverso genere ed argomento. La lingua ebraica ricostituita (La langue hébraique restituée, 1815-1816) è un trattato con cui Fabre d'Olivet proponeva una sua ricostruzione della lingua originaria dell'umanità. La storia filosofica del genere umano (Histoire philosophique du genre humain, 1822) ripercorse dodici mila anni di storia: quest’opera ebbe grande influsso su mistici e occultisti posteriori. Tramite P.S. Ballanche e P. Leroux, il suo messaggio giunse sino a A. de Lamartine, Victor Hugo e George Sand.

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