16 febbraio, 2006

Croce e "giustizia"

È di ieri la sentenza di un giudice che ha rigettato l’istanza di due genitori i quali si erano rivolti alla magistratura affinché fosse tolto il crocifisso dall’aula di una scuola in cui studia la figlia. La madre dell'allieva è finlandese ed ha interpretato l’esibizione del crocifisso, all’interno di un edificio pubblico, come una mancanza di rispetto per chi non professa la religione cattolica, tanto più grave perché lo stato italiano dovrebbe essere laico, mentre de facto privilegia la setta di Roma.

Il giudice ha motivato la sua decisione, spiegando che il crocifisso incarna non solo valori religiosi cristiani, ma anche civili (sic).


Come spesso accade, sia i fautori della croce negli edifici pubblici sia i contestatori ignorano che tale simbolo, di cui il “cristianesimo” si appropriò tra VIII e IX secolo, di cristiano non ha quasi nulla. Esiste, infatti, un antico mito che narra di Osiride crocifisso dal malvagio dio Seth. Ancora una volta, se si desidera trovare l’origine di una credenza e di un emblema, bisogna risalire all’antico Egitto ed alla Sumeria. Tuttavia, nonostante la violenza, quella crocifissione è in realtà una trasfigurazione di un fenomeno precessionale. D’altronde anche i vangeli adombrano significati astronomici: i tre magi sono le stelle della cintura di Orione, i discepoli del Messia sono dodici come le costellazioni, in seguito diventano settantadue, poiché tale numero equivale agli anni che occorrono al sole per spostarsi di un grado lungo lo zodiaco.

Rebus sic stantibus, vorrei sapere quali valori incarna la croce. Forse il giudice intendeva riferirsi a valori meramente numerici di tipo precessionale? Dubito che sia una persona addentro ai miti antichi, così come non lo sono quei “cristiani” improvvisati e rozzi che brandiscono la croce soltanto perché, interiormente vuoti, avvertono l’incoercibile bisogno di attaccarsi a vuoti simboli, ignorando che il “cristianesimo” è un culto solare e pagano sotto mentite spoglie.

Dunque ideali e principi c’entrano in questa diatriba quanto i valori nel partito di antonio di pietro “l’italia dei valori”.

Infine credo che, se proprio si è conservato un briciolo di fiducia nella “giustizia”, bisognerebbe impiegare energie e risorse per più nobili cause. Ad esempio, si potrebbe denunciare la criminale attività relativa alle scie chimiche.

Dubito, però, che un magistrato sarebbe tanto sollecito nel pronunciarsi. Dubito soprattutto che i gazzettieri darebbero tanto risalto ad una denuncia su questo ben più importante tema.


Fonti:

G. De Santillana, H. Von Dechend, Il mulino di Amleto

D. Icke, Il segreto più nascosto

R. Terzoli, Il codice degli dei

Il disco di Nebra ed il toro celeste, articolo di prossima pubblicazione, che contiene una nuova interpretazione del significato attribuibile all’ankh, la croce egizia della vita.

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