03 ottobre, 2005

Baroni e bari

Absit iniuria verbis.

Gli uomini di valore sono in dissonanza con il loro tempo: penso a Schopenauer, le cui opere furono apprezzate e comprese tardi, solo quando cominciarono a tramontare gli astri, dalla luce alquanto pallida, di Fichte, Schelling e Hegel (anche se Schelling merita maggiore considerazione fra i tre idealisti).

Penso a Nietzsche, il genio nato postumo, per parafrasare un suo aforisma, ignorato o quasi dai contemporanei, è oggi da molti reputato il filosofo che impresse una svolta decisiva al pensiero occidentale.

Oggi, come nel XIX secolo, (e non solo), si pretendono titoli accademici, lauree, specializzazioni. Se uno studioso non può esibire tutte queste credenziali, è ostracizzato e irriso, nonostante le sue qualità e competenze.


In questo modo un qualsiasi teologo, solo per aver conseguito la sua pressoché inutile laurea in un’università cattolica, può tranquillamente discettare di storia del Cristianesimo, scrivere monumentali volumi sui vangeli canonici e sulle opere dei Padri della Chiesa. Pochissimi oseranno criticarlo: anzi sarà invitato come ospite autorevole di ameni dibattiti televisivi, in occasione dei quali, con pretesca affettazione, disquisirà su eventi storici e dottrine, quasi possedesse verità inoppugnabili. Se poi afferma che Mosè era ebreo, che Gesù nacque a Betlemme, chi ardirà fargli notare questi colossali errori, sarà accusato di presunzione e di ignoranza. Chi sei tu per contraddire? Sei laureato? Sei uno specialista? No. Allora taci.

È solo un esempio. Ne potrei proporre molti altri: medici, informatici, sociologi, astronomi, economisti … spocchiosi e saccenti irridono, condannano, scomunicano tutti coloro che rivelano un pensiero divergente ed eterodosso. Citano Popper, il campione di una filosofia aduggiata da luoghi comuni gabellati per profonde ed originali elucubrazioni; non a caso ignorano Reich, Cioran, Feyerabend, Hamer… coraggiosi iconoclasti, spiriti veramente liberi.

Fra tutti i baroni, i più superbi mi sembrano alcuni “scienziati”: infatti essi sono persuasi che la scienza è la VERITA’, l’unica possibile VERITA’. Non sanno che la scienza è una religione come tante altre, con i suoi dogmi, i suoi sacerdoti, i suoi eretici. Tra gli eretici, appunto, troverai colui che distrugge antiquati paradigmi per inoltrarsi con spirito da pioniere in territori inesplorati, mentre gli altri si arroccano per difendere pregiudizi e privilegi. Gli scienziati ortodossi non sono neppure paragonabili agli aristotelici del XVI secolo: costoro, contrari alle teorie di Galileo si rifiutavano di osservare i pianeti con il telescopio, perché giustamente, secondo il loro punto di vista, una cosa non può essere contemporaneamente lontana e vicina, per la contradizion che nol consente. Gli aristotelici, infatti, dimostravano, nonostante il loro conservatorismo, onestà intellettuale e una devozione nei confronti del loro maestro, mentre certi scienziati di oggi rivelano attaccamento a posizioni di potere e devozione per i loro patroni politici.

Ascolta: un laureato in scienze dell’informazione, con la mente piena di equazioni, algoritmi, formule… osa criticare, sprezzante, chi, con tenacia, intuito ed abilità empiriche, ha scoperto delle falle in blasonati sistemi operativi. Mi viene un sospetto: costui, nuovo Filippo Argenti, che in sé medesimo si volve co’ denti, sta tentando furiosamente di difendere degli interessi.

Ascolta: un luminare afferma con sicumera che l’aspartame non è per nulla nocivo, sebbene decine di studi in molti paesi del mondo abbiano dimostrato esattamente il contrario. Subodoro qualcosa d’inconfessabile in questa patetica difesa d’ufficio dell’aspartame.

È per questo motivo che oggi negli atenei e in tutte le eburnee torri della “cultura”-potere, non troviamo soltanto baroni, ma anche bari.

Nessun commento:

Posta un commento

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.

AddThis

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...